Elisabetta Caracciolo

19 gen 20225 min

TUTTO QUELLO CHE NON VI HANNO RACCONTATO SULLA DAKAR 2022, O QUASI

La 44. edizione della Dakar si è appena conclusa e ci sono ancora molte cose che sono rimaste in sospeso e che hanno rappresentato argomento di discussione per tutti i 15 giorni trascorsi in Arabia Saudita. Che la gara non sia stata certo una delle migliori di questi ultimi anni è apparso lampante a tutti, persino a coloro che l'hanno seguita da casa, ma ci sono davvero molti aspetti che non sono stati approfonditi e che non si possono approfondire in effetti fino a quando la gara non si conclude. L'arrivo della FIA all'interno dell'organizzazione della Dakar ha stravolto equilibri importanti e mai come quest'anno - ammetteva lo stesso direttore generale, David Castera - si sono collezionate polemiche, lamentele, ed eccessi d'ira da tutte le parti: piloti, team manager, squadre.

Per prima cosa bisogna sottolineare un aspetto importante che a qualcuno potrebbe essere sfuggito. La FIA è arrivata perchè ASO ha deciso di farla arrivare e quindi attenzione a cadere nella facile illusione che la società francese organizzatrice della gara sia una vittima della Federazione. Entrare a far parte di un nuovo calendario, ora Campionato e non più Coppa del Mondo, porterà molti soldi nelle case del gruppo Amoury, soldi che usciranno dalle tasche, come sempre, di piloti e team. Se prima infatti, si pagava solo una tassa per iscriversi alla coppa del mondo, ora se ne pagano due: una alla FIA e una ad ASO, il cosiddetto promoter. Il Campionato ha preso il nome di 2R, Rally raid, cioè - proprio come il nostro sito - e la sua prima gara 2022 appunto è stata la Dakar. "Per la prima volta - si legge sul sito FIA - la validità di campionato del mondo farà il suo ingresso nel cross-country con tre diversi titoli: piloti, copiloti e Case. Un nuovo sistema di punteggi con coefficienti per la FIM è stato studiato per le diverse gare mentre per la FIA sarà diverso a seconda della tipologia della gara e conterà anche i punti accumulati tappa per tappa per i primi cinque equipaggi in classifica. Che il calcolo non sia affatto semplice si può facilmente intuire guardando la classifica mondiale al momento attuale (https://www.worldrallyraidchampionship.com/fr/classements/fia-classements ). Un assaggio di questa novità lo abbiamo avuto proprio alla Dakar dove ogni sera, prima del briefing, si procedeva a una premiazione dei migliori piloti, i vincitori di tappa, di ogni categoria. Ci è voluto qualche giorno per capire che chi veniva premiato non aveva in realtà vinto la tappa, ma semplicemente era il primo, nella classifica, iscritto al Campionato: in questo modo si sono premiati equipaggi che erano arrivati terzi, quarti o anche ottavi della tappa, nelle rispettive categorie di appartenenza.

Che la FIA sia venuta alla Dakar per fare cassa è apparso a tutti molto chiaro e, forse non tutti lo sanno, sono state elevate ammende per oltre 280 irregolarità (a loro dire) con incassi che hanno superato i 50 mila euro. Pretesti assurdi che hanno spinto i piloti, soprattutto i privati, a una vera e propria rivolta e le relazioni fra rappresentanti FIA, due in particolare, direzione gara, concorrenti e ASO, sono diventati incandescenti dopo solo poche ore dal via. Multe elevatissime per qualsiasi cosa, con controlli così fiscali da chiarire in brevissimo tempo che davvero la FIA era venuta alla Dakar unicamente per disturbare la gara.

Le classifiche e l'ordine di partenza poi, sono stati i due tasselli principali per la disputa che ha tenuto occupata la direzione gara e le relazioni concorrenti per tutti i quindici giorni. Prima ancora che la gara partisse era stato chiarito a tutti che la Dakar Experience non esisteva più - salvo poi avere addirittura un palco all'arrivo a Jeddah con questo nome - e che chi non concludeva una tappa, o tagliava, o saltava un certo numero di wpt, si sarebbe ritrovato fuori dalla classifica generale pur continuando la gara, e non sarebbe salito sul podio finale e non avrebbe ricevuto la medaglia. Tutto chiaro in effetti, come negli anni scorsi, ma in realtà le cose non sono andate esattamente in questo modo.

Partiamo proprio dalle classifiche. Molti degli equipaggi che compaiono nella classifica finale generale, 186 fra T1, T2, T3, T4 e T5 pur essendo in classifica con tanto di posizione assoluta, di categoria e scarto rispetto al primo, non hanno potuto accedere al palco dei finisher e si sono visti negare la medaglia. Una cosa vergognosa sulla quale si è tranquillamente passati sopra anche perchè quando ancora gli equipaggi salivano sul palco quasi tutta la direzione gara era già in albergo, comodamente a cena. Se anche qualcuno avesse voluto fare reclamo, visto che la classifica era stata pubblicata alle 20,50 non si sarebbe saputo a chi rivolgersi. Al

di là della difficoltà enorme di raggiungere il quartier generale e il palco per poter parlare con chicchessia, l'arrivo della gara al circuito di Formula 1 della città araba è stato uno dei più caotici mai visti in 44 anni.

E vogliamo parlare dell'ordine di partenza? Fatto, rifatto, smontato e rifatto ancora. Nel corso della gara i regolamenti sono stati rimaneggiati e adattati, cambiati e poi cambiati ancora, cosa che - lo sanno tutti - non si dovrebbe mai fare durante un evento mondiale...ma il condizionale è d'obbligo perchè la FIA fa quello che vuole e come vuole.

Così gli stessi piloti molte mattine si sono ritrovati al via senza sapere perchè - in genere l'ordine di partenza veniva reso noto fra le 21 e le 3 di mattina - in una posizione che non era la loro: troppo facile pensare come si era fatto finora che la tua posizione di arrivo nella tappa del giorno precedente avrebbe rappresentato la tua posizione di partenza del giorno dopo. Troppo facile ! Ora bisogna tenere conto dei prioritari, dei primi dieci T3 e dei primi dieci T4 e che un pilota veloce, come per esempio Chaleco Lopez, vincitore di due Dakar, campione del Mondo e in testa alla classifica T3 in quel momento, partisse dalla 82° posizione non è infischiato a nessuno. Alla faccia della sicurezza! Superare quasi 25 camion e altrettanti veicoli non ha rappresentato alcun pericolo secondo i rappresentanti FIA in gara.

Ma a che gioco giochiamo esattamente? I team manager veterani di questa gara hanno tirato i remi in barca e si sono arresi dopo aver combattuto in maniera estenuante tutti i giorni con la direzione gara, sentendosi rispondere in più di una occasione "a me non interessa niente se uno parte 100° o 120°". E certo, tanto i rischi non li prendono mica loro.

Insomma per tirare le somme e per raccontare come sono andate le cose ci vorrebbero giorni e giorni, e probabilmente non basterebbero, ma molto di quanto accaduto è messo nero su bianco sull'applicazione Sportity, la bibbia da due anni di tutti i rally raid. Al tasto 3 delle comunicazioni del direttore di gara si possono leggere le 285 notifiche sollevate dalla FIA (guardate soprattutto la seconda tappa, la quarta e la quinta) e c'è di che mettersi le mani nei capelli. Sono talmente tante che l'applicazione ad un certo punto è andata in tilt e solo dopo una telefonata abbastanza violenta da parte di Bruno Famin, ex Peugeot Sport e da due anni in forze alla FIA come direttore delle operazioni, sul terreno di gara a chi sul posto rappresentava la FIA, la situazione si è calmata. Litigi, alterchi, scontri diretti sono stati una realtà vergognosa su una gara che non aveva davvero bisogno di questo.

Foto- Credits : Press Dakar 2022