Finlandia - Mentre arrancavo a piedi nel bosco per raggiungere una postazione da cui si vedesse bene il passaggio delle vetture, in Finlandia, continuavo a vedere persone che indossavano una maglietta con una curiosa scritta “I’m not a meterologist” non sono un metereologo e mi sono chiesta che significato avesse. Certo in tempi di cambiamento climatico e visto quanto poco ci azzecchino le previsioni meteorologiche l’ho trovata divertente ma non ne capivo fino in fondo il senso.
Poi ho conosciuto Markus Gronholm.
Il mito. La leggenda.
Uno degli unici due piloti ad aver vinto per ben sette volte – anzi sette e mezzo come tende a specificare lui, dato il ritiro di quella che poteva essere l’ottava vittoria per un problema tecnico proprio verso la fine – il Rally di Finlandia, quello che ai tempi d’oro si chiamava Mille Laghi e che oggi si chiama Secto Finland Rally. Due mondiali al suo attivo, una carriera brillante per un uomo che ha solo 56 anni, portati benissimo.
Ha corso 152 gare e ne ha vinte 30, 20 delle quali nel WRC, due mondiali appunto, ed è salito sul podio 61 volte.
Ma non è lui a parlare di sé, non lo farebbe mai e cela dietro quel suo sguardo attento e sempre sorridente e complice, una modestia senza pari: sono gli altri che raccontano la sua leggenda, che raccontano le sue gesta mentre lui abbassa lo sguardo e inclina la testa di lato come a ripararsi dalle storie che girano intorno alla sua carriera.
Gronholm non era uno che le mandava a dire e se cercate le sue interviste video su YouTube troverete più bip in copertura sulle sue parole che frasi complete. E una di queste riguarda appunto proprio i meteorologi. Germania Rally 2006: una giornalista prima della partenza chiede al pilota finlandese che cosa si aspetta per la prossima speciale. Lui risponde in maniera colorita – primo bip – e poi alla domanda “pensa che pioverà?” risponde serenamente “Non lo so, non sono mica un metereologo” e due anni fa, nel 2022, mentre lo stesso Gronholm intervistava Kalle Rovanpera è stato bravo il giovane pilota a rispondere nello stesso modo mentre Markus gli chiedeva previsioni sulla prossima speciale e davanti alla battuta scoppiava a ridere. “I giornalisti facevano sempre le stesse domande, e mi ero seccato” ricorda oggi e ha assolutamente ragione.
Ma c’è un’altra leggenda che è ancora più incredibile e lui si schernisce mentre, sempre gli altri, la raccontano. Si parla della speciale più leggendaria del Rally in Finlandia, la Ouninpohja, tornata a far parte del rally in questa 72. edizione dopo uno stop di otto anni: la prova era stata esclusa nel 2018 perché giudicata troppo veloce ed è stata riammessa, da percorrere per ben due volte, quest’anno, grazie al limite di velocità imposto al suo interno esattamente come accade nei rally raid, ma mascherato da chicane. La vicenda di Gronholm riguarda appunto questa speciale da 33 chilometri che è una delle più pazzesche della storia del rally: destra sinistra, su, giù, salti, compressioni e decompressioni, a una velocità che in passato era riuscita a fissare una media di 136 km/h. Tenere giù il piede sull’acceleratore, fisso, dunque, è una cosa quasi impossibile eppure a quest’uomo, alto e allampanato, è riuscito per ben 48 secondi. “La leggenda racconta proprio questo. Quando a fine speciale l’ingegnere ha collegato le sue apparecchiature per controllare la telemetria la sua faccia nel leggere i dati non verrà mai dimenticata. Spalancò completamente la bocca al punto che lo stesso Markus si preoccupò” ci racconta un altro protagonista dei rally.
Ed è solo a questo punto che il pilota si anima e riprende in mano le redini della storia: “Ho pensato fosse successo qualche cosa e così mi sono avvicinato all’ingegnere e gli ho chiesto ‘che c’è? Cosa ho fatto?’ e lui mi ha mostrato il diagramma: avevo tenuto il piede sull’acceleratore a fondo per 48 secondi” consecutivi. E mentre tutti noi strabuzziamo gli occhi e restiamo a bocca aperta, lui si sente in dovere di aggiungere “e la Ouninpohja non è mica una speciale tutta dritta, ogni tanto c’è da girare il volante”.
Lo conosco da un quarto d’ora e mi sono già resa conto di chi ho davanti, non è solo un campione, è uno di quei campioni che non ti scordi mai più.
Ci accompagna di persona sulle speciali e mentre facciamo una fila lunga chilometri in macchina per raggiungere la speciale numero cinque di venerdì, lui chiacchiera amabilmente. Poi a piedi cominciamo a inerpicarci in mezzo ai boschi e io dapprima cammino davanti a lui, con quelle gambe lunghe lunghe, poi capisco che sto sbagliando e mi faccio superare. Mi piazzo dietro di lui e aspetto. Vorrei chiamare tutte le migliaia di persone che ci sono lì intorno e, mentre passiamo in mezzo a loro, mi viene voglia di gridare “ma avete visto chi c’è qui con noi?” ma mentre lo penso qualche cosa di magico accade.
Qualcuno comincia ad accorgersi di Gronholm, dapprima si gira qualche testa, qualche sguardo ci segue, poi piano piano la gente comincia a chiamarlo, per nome e gli parla da lontano, ovviamente in finlandese quindi non ho idea di quello che dicano. La massa si muove e si accorge del suo eroe, proprio lì a due passi. Una signora non riesce a staccargli gli occhi di dosso e io la guardo: sta chiedendo a suo marito di tirare fuori qualche cosa dallo zaino, e lo fa senza staccare gli occhi da Gronholm. Il marito è lento quindi lei ficca le mani nello zaino e accelera i tempi: tira fuori un piumino rosso e si avvia a coprire quei soli due passi che la separano dal pilota. Lui che si era fermato a farsi un selfie con un tifoso sta per ripartire ma la signora delicatamente gli mette una penna in mano…lui è perplesso poi lei gli passa il piumino rosso e gli chiede di firmarlo. Attraversiamo la speciale e rientriamo nel bosco e ormai la notizia è volata veloce di bocca in bocca: lo salutano, lo apostrofano e lui risponde a tutti e mentre camminiamo si gira verso di noi e ci dice “Non so esattamente dove andare, non saprei dire quale sia il posto migliore per vedere passare le macchine, io non sono mai stato da questa parte…Di solito – sorride – io sto lì” e indica con un cenno la strada della Ruuhimäki.
E anche in questo caso non puoi far altro che pensare, “è vero, ha ragione” e ancora una volta ammiri la semplicità e la modestia che fanno di quest’uomo un grande campione.
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