La notizia ha fatto scalpore perchè la Formula 1 fa sempre più notizia rispetto alle altre discipline. Non solo per il giro di affari che genera questa specialità ma anche perchè alcuni dei suoi piloti sono veri e propri personaggi mediatici, molto più di quello che potrebbe essere un grande campione di rally raid, senza nulla togliere. Così quando la FIA, regolamento alla mano, ha spiegato che doveva controllare l'intimo dei piloti è scoppiato il caos ed ovviamente tutto è finito in 'cagnara' grazie ai social e al rifiuto di molti.
Le cose però, in realtà non sono così assurde e anche la storia dei piercing è fin troppo logica e comprensibile. Ogni materiale infatti, durante una gara - mondiale o non - deve rispondere a norme ben precise sulla conduzione di calore: per spiegarla in parole semplici vengono definiti conduttore termico tutti quei materiali che hanno proprietà tali da favorire il flusso di calore al loro interno. Sono ottimi conduttori, ovviamente, tutti i metalli e sopra a tutti gli altri l'argento, seguito dall'oro.
Quindi la ragione per cui hanno chiesto ai piloti di togliersi i piercing è così logica da apparire disarmante. Se poi non se li vogliono togliere pazienza...sappiano però che correrranno un rischio di gravi ustioni in caso di incendio o altro.
Ma torniamo alle mutande, e comunque all'abbigliamento intimo, perchè se per gli uomini si
parla solo di mutande e mutandoni - non sto scherzando - per le donne si parla di slip e di reggiseni.
Così, alla Dakar era uscita una comunicazione da parte dei commissari FIA che spiegava nero su bianco come fosse vietato indossare, a diretto contatto con la pelle, biancheria fatta di materiali non ignifughi. La prima reazione ovviamente fu una risata, perchè tutti pensarono a uno scherzo. Poi la seconda reazione fu quella legata ai soldi perchè si sa che la FIA è arrivata quest'anno alla Dakar con la chiara indicazione e richiesta dai vertici della Federazione di 'fare il maggior numero di multe possibile a chiunque': tutti pensammo dunque che fosse l'ennesimo escamotage per multare e incassare a danno dei malcapitati.
E ci fu anche qualche copilota, fra il serio e il faceto, che provò a togliersi le mutande (come suggerito da qualche commissario) restando con il sottotuta composto da una sorta di mutandoni fatti di un materiale non morbido e tanto meno confortevole. Risultato, un numero elevato di abrasioni nelle parti intime che sicuramente non sono accettabili per una gara fatta di tappe che costringono gli equipaggi anche a 12 ore di macchina.
Eppure le mutande ignifughe non esistono: basta controllare sui siti dei marchi più famosi di abbigliamento ignifugo e vedrete che si passa dalle calze al sottotuta, dalla balaclava alle tee shirt. Di mutande nemmeno l'ombra e tanto meno di reggiseni.
E quindi, chiesero piloti e team manager durante la Dakar? Se anche fossero esistiti questi capi sarebbe stato ben complicato comprarli in mezzo al deserto dell'Arabia Saudita, ma il fatto è che - ancora una volta - la FIA ha creato una regola ed emesso un comunicato (la data è quella del 7 gennaio) senza tener conto dell'assenza sul mercato di quanto da loro richiesto e reso obbligatorio. Nessun dialogo, nessuna domanda, nessuna discussione con chi di dovere prima di emettere una richiesta assurda.
Magari, prima di farlo, chiedi ai produttori, chiedi ai team manager...No, niente. Ottusità totale. Anche questa volta.
L'altra bella sfida fu quella squisitamente femminile dei controlli: chi controllerà le donne? Pilota e copilota come reagiranno alla domanda, scusi può abbassarsi la tuta e farmi vedere il suo reggiseno? O i suoi slip? E soprattutto quale commissario potrà fare questa domanda, per esempio a una pilota saudita o araba? Le quali cominciano ad aumentare nel mondo dei rally raid, e non solo. Potrà un uomo, uno straniero, e per questo infedele, ardire e osare una simile domanda?
E chi avrà il coraggio di farlo? Ovviamente serviranno commissarie per questo, figura al momento, nel mondo della FIA, quasi sconosciuta, specie nel settore tecnico.
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