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Una Dakar 2023 più lunga. E' la vera novità, oltre a partenza/arrivo: un coast to coast in 15 giorni

Capitolo 1

Domenica 5 giugno, nel pieno di un pomeriggio caldo ed estivo ASO e con lei David Castera, hanno deciso di svelare via streaming le prime notizie relative alla prossima Dakar del 2023. La data scelta per questo annuncio in realtà è stata semplicemente confermata perchè il 5 giugno sarebbe stato il giorno precedente all'inizio dell'Andalucia Rally - a Siviglia - e Castera aveva già previsto la presentazione da condividere con tutti i partecipanti: dunque, ha deciso di mantenere l'appuntamento, anche se, stavolta, da solo. Partiamo prima di tutto dalla nuova data dell'Andalucia Rally che è stato rinviato a ottobre, per la precisione dal 18 al 23 cosa che ha ovviamente costretto l'organizzazione a spostare anche le date del Rallye du Maroc.

Ma non ci facciamo distrarre e torniamo alla Dakar 2023. Come esattamente previsto, scritto e ripetuto, la gara si svolgerà interamente in Arabia Saudita (per chi non avesse avuto modo di leggerlo ecco il mio articolo di febbraio gentilmente concesso da Autosprint in cui questo veniva chiaramente sottolineato dal principe saudita, Khalid Bin Sultan Al Abdullah Al Faisal, chairman della Saudi Automobile e Motorcycle Federation e della Saudi Motorsport Company.)

Stesso Paese dunque, ma diversa partenza e diverso arrivo, per la gioia come sempre della logistica e di chi opera in questo settore. Analizziamo nel dettaglio la cosa. La gara partirà dalla costa a nord del Paese sul Mar Rosso, in un posto non ben specificato, ma a ben guardare la partenza sembra posizionata, sulla cartina fornita, vicino ad Al Wajh non lontano da Al Ula. Se pensiamo alla Extreme E e alla prima gara corsa in quella zona nel 2022 ci possiamo rendere conto che un porto commerciale, per ospitare la nave che trasporterà i mezzi potrebbe invece essere Duba molto più a nord. Anche Al Wajh è dotata di un piccolissimo porto, forse non sufficiente per la nave che trasporta i veicoli, oltre a un aeroporto. A nord, a ben pensarci, ci sarebbe Neom, la famosa città invisibile, esistente solo nella fantasia di chi la vorrebbe costruire ma per la quale non è ancora stata posata una prima pietra, che ugualmente ospita un aeroporto e si trova a soli 60 chilometri da Duba. Certo è più a nord rispetto al disegno sulla cartina, ma stiamo solo facendo supposizioni.

L'arrivo invece, a Dammam sposta tutta la carovana del rally sull'Oceano Indiano, nel Golfo Persico, in un porto commerciale di una brutta città, che si trova proprio sopra il Bahrein e che ha un grande significato per lo Stato: capitale della provincia di al-Sharqiyya è situata nella regione più ricca di petrolio al mondo. E' la più grande città della provincia orientale e la quinta in Arabia Saudita, dopo Riad, Gedda, La Mecca e Medina. L'area metropolitana di Dammam, nota come Grande Dammam, è la più grande area metropolitana nella provincia orientale dell'Arabia Saudita formata da tre città vicine: Dammam, Dhahran, e Khobar : l'area metropolitana ha una popolazione stimata di 4.140.000, stima riferita a oltre 10 anni fa. E siccome in Arabia Saudita cercano sempre i record ecco che l'aeroporto di questa città, il King Fahd International Airport (KFIA) è il più grande del mondo in termini di superficie (circa 780 km²), a circa 20 km a nord-ovest della città mentre il King Abdul Aziz Sea Port di Dammam è il più grande porto del Golfo Persico, secondo nel Paese solo al porto di Jeddah.

Dopo questa scorpacciata di 'il più grande del' torniamo a parlare della gara: cambiano le verifiche, che come nel 2020 tornano sul circuito Paul Ricard a Le Castellet dal 27 al 28 novembre e da lì ogni team dovrà poi raggiungere il porto di imbarco, presumibilmente Marsiglia a circa 60 chilometri di distanza, e imbarcare i mezzi. Tutto in anticipo dunque, rispetto al passato con una nave che arriverà poi in porto - la traversata dovrebbe durare almeno un giorno in meno - e restare lì, in attesa e soprattutto in balia dei saccheggi (cosa avvenuta quest'anno sia all'andata sia al ritorno su tutti i mezzi in gara). Tutto lo staff, meccanici e piloti, arriverà in Arabia Saudita per recuperare i mezzi un mese dopo rispetto all'imbarco, il 27 e 28 dicembre per affrontare di nuovo le verifiche e affrontare il primo atto della gara 2023, il prologo, sabato 31 dicembre.

Il primo gennaio si lascerà il grande bivacco iniziale della Dakar dove staremo per circa cinque giorni - se era un bersaglio che non volevano creare per gli attentatori forse dovevamo sbrigarci in meno giorni... - e ci si avvierà verso un percorso che al momento è disegnato ma che potrà ovviamente cambiare, esattamente come accaduto lo scorso anno. Quindi inutile gioire per l'Empty Quarter o per altre zone che attraverseremo, o almeno aspettiamo novembre prima di farlo: come annunciato però, è anche vero che è stata costruita una strada per snellire le comunicazioni con l'Oman che potrebbe rendere più accessibile il famoso deserto desolato saudita, estremo e abbandonato, al punto che ASO sta pensando di organizzare al suo interno la tappa marathon. Speriamo che resti almeno l'idea del coast to coast che è sempre bella e che manca dai tempi del Sud America, quando nel 2012 si partì da Mar del Plata e si arrivò a Lima in Perù.

Dal primo gennaio al 15 dunque, con un itinerario che comprende 14 tappe e un giorno di riposo - due giorni in più di gara rispetto al passato - e una partenza dal Mar Rosso con arrivo al Golfo persico. Montagna dunque all'inizio, nel nord ovest del Paese e poi via verso sud est con la promessa di almeno tre giorni in riva al mare, l'Oceano Indiano.

Valida anche nel 2023 come prima prova dei campionati FIA e FIM - FIA-FIM World Rally-Raid Championship - la gara inizierà in quello che è stato denominato "Sea Camp" - un bivacco in riva al mare - e dovrebbe avere più sabbia e più dune nel suo programma, soprattutto nella seconda parte - sempre stando alla cartina - del percorso. Si annunciano speciali brevi - non più di 450 chilometri - e sappiamo già che questa decisione è stata presa per aiutare i mezzi mossi da propulsori a energia alternativa e si promettono meno trasferimenti a favore di almeno 5000 chilometri di prove speciali, lunghezza che manca dalla Dakar dal 2014.

Gli argomenti da trattare e spiegare sono talmente tanti che abbiamo deciso di suddividere questo articolo in capitoli, questo era, appunto, il primo.


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