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  • Immagine del redattoreElisabetta Caracciolo

Extreme E: Alejandro Agag, cosa ci aspetta per il futuro

Il successo della gara Extreme E in Groenlandia, primo evento al mondo nella storia del motorsport nell’isola artica, è ancora palpabile. La cerimonia della premiazione, sotto il Ghiacciaio Russell ha coinvolto anche molta gente della comunità locale, venute con le famiglie e i bambini e l’emozione era veramente alle stelle per persone che non sono abituate a vivere da vicino eventi di questo genere.

Alejandro Agag quindi ha coronato con questa gara di Extreme E ai confini del mondo uno dei suoi sogni: “La prima volta che ho messo piede in Groenlandia, nel 2016 – racconta il patron della Formula E e della Extreme E - ero venuto perché mi piaceva l’idea di creare una immagine per la Formula E su un iceberg. In quell’occasione eravamo andati nella zona est dell’isola per realizzare un video con Lucas Di Grassi per promuovere la mobilità elettrica e la Formula E ovviamente, (https://www.youtube.com/watch?v=2UMfQ3KpPjw) ed ero rimasto così impressionato favorevolmente dal posto che mi sono detto: qui farò una gara”. Tornato a casa Agag approfondì l’argomento con Google Earth e scoprì che in tutta l’isola esisteva una sola strada, di circa 50 chilometri. Inizialmente lunga 36 chilometri e costruita, oltre che mantenuta, dalla U.S. Air Force fra il 1952 e il 1992 quando l’aeroporto era una base americana, la strada fu ripresa, risistemata e prolungata da Volkswagen e Audi a fine degli anni Novanta per collegare il porto, sul fiordo, al Ghiacciaio Russell passando attraverso il villaggio di Kangerlussuaq. Le Case tedesche la usavano per i test delle loro vetture in situazioni estreme, con temperature molto basse, almeno fino a pochi anni fa sfruttando l’aeroporto del villaggio e anche gli edifici/dormitorio in cui alloggiavano il personale nel periodo dei test. “Mi innamorai subito della Groenlandia, un posto incredibile e quando abbiamo cominciato a pensare alla Extreme E ho immediatamente deciso di organizzare una gara sull’isola”.

Certo la cosa non è stata semplice perché con il governo locale sono stati presi accordi per limitare il più possibile i contatti con la popolazione e gran parte della mano d’opera è stata fatta arrivare da altri Paesi, come per esempio tutti i commissari di percorso: “E’ stato molto difficile organizzare l’Arctic X Prix. I groenlandesi ci hanno aiutato tantissimo ma qui è difficile organizzare qualsiasi cosa perché mancano le infrastrutture e le persone. Abbiamo portato tutti i Marshall dalla Danimarca, con un volo riservato a loro, oltre 60 persone. Proprio per questo siamo ancora più soddisfatti del risultato ottenuto. E’ stata una grande sfida”.

E ora per la quarta prova del 2021 si andrà in Sardegna: “Esatto, fantastico. Il posto è eccezionale a Capo Teulada, vicino a Cagliari. Mi preoccupa forse un po’ la polvere, ma anche qui in Groenlandia avevamo la stessa preoccupazione fino a che non è caduta la pioggia e ha risolto il problema”.

Per ovviare al possibile intoppo della polvere la mente di Agag è già al lavoro: “Stiamo pensando a diverse soluzioni per ovviare alla polvere. Per esempio un joker lap come nel rally cross”.

Anche nella prossima gara dunque, si potrebbero apportare delle modifiche al regolamento: “La Serie sta facendo progressi e stiamo crescendo; gara dopo gara le cose vanno di meglio in meglio. In Arabia Saudita la nostra prima gara 2021 fu veramente un esperimento e poi piano piano abbiamo cambiato il format ma siamo ancora adesso in fase di sviluppo. La polvere dell’Arabia ce la ricordiamo tutti, così abbiamo corretto il tiro per la prova successiva in Senegal: due gare già alle spalle ci hanno aiutato a capire e a migliorare. Impariamo qualche cosa da ogni gara”. E aggiunge “Il nostro è un regolamento in evoluzione e credo che il format della giornata di domenica, con tre semifinali e una finale con cinque vetture, sia ora quello giusto. Possiamo forse ritoccare ancora la giornata del sabato, magari con uno scontro testa a testa”.

Il sabato è la giornata riservata alle prove di qualifica, che le vetture affrontano una alla volta ed è proprio questo che potrebbe cambiare, per dare ancora maggiore spettacolo: “Potrebbero correre due Odyssey 21 e non più una sola alla volta e potremmo inserire un jokerlap che bisogna obbligatoriamente percorrere almeno una volta sul giro complessivo: vince chi passa per primo il traguardo e sulla base del risultato si procede con le qualifiche per le semifinali”.

Un cambiamento che potrebbe subentrare già dalla prossima gara: “Potremmo provarlo in Sardegna, sì, oppure aspettare il 2022, vediamo. Sono contento di andare in Sardegna perché per noi questa località riveste un’importanza particolare: molti dei nostri partner insistevano per avere una gara in Europa, e quindi l’isola italiana rappresenterà un vero e proprio test. Prima di tutto perché le persone potranno venire a vederla, gratuitamente, ma dipenderà ovviamente anche dalla situazione Covid e dai militari perché non dimentichiamo che Capo Teulada è un poligono permanente affidato all’esercito e messo a disposizione della Nato”.

Ora si deve solo stabilire la località della quinta, e ultima prova visto che dopo il Brasile anche l’Argentina rientra nella blacklist per quanto riguarda viaggi e organizzazione eventi: “Non è facile – ammette l’imprenditore spagnolo - abbiamo diverse opzioni, ma tutto dipende da come si evolverà la situazione Covid: in Marocco per esempio mi piacerebbe molto andare, al momento la situazione è buona, ma potrebbe cambiare e il Paese potrebbe richiudere le frontiere. Non mi dispiacerebbe l’Egitto, ma lì so perfettamente che è impossibile andare al momento. E c’era anche la Grecia in lizza ma proprio in questi giorni mi hanno confermato che farà troppo freddo in quel periodo – inizialmente la data prevista era dicembre – anche se confermo la mia volontà di correre in una località che ha sofferto molto per gli incendi, per esempio l’isola di Evia, o Eubea, poco distante da Atene; come dicevo però mi hanno confermato che a dicembre fa troppo freddo. Avevamo pensato anche alla Svezia, e a un percorso sulla neve ma al momento non abbiamo i pneumatici invernali cosa che invece stiamo già pensando per il 2022”. Il che significa che il calendario del prossimo anno è già stato definito: “Praticamente sì, è quasi pronto. Si correranno di nuovo cinque gare, anche nel 2022, sempre in zone molto remote ma con una prova in Europa quasi sicuramente, e la Groenlandia verrà riconfermata. Per quanto riguarda le altre location posso dire che abbiamo fatto una scelta al 50 per cento rispetto a quest’anno: l’Arabia Saudita ci sarà ancora ma cambieremo zona, andando più in mezzo alle dune e spero di riuscire ad andare in Brasile, come era preventivato quest’anno”.

A livello tecnico invece per il prossimo anno non sono previsti cambiamenti: “In effetti il prossimo anno resterà tutto identico tecnicamente parlando. Certo apporteremo dei miglioramenti, per esempio alle batterie che restano il punto focale, sul quale ci stiamo concentrando, per raffreddarle più velocemente, ma ci stiamo riuscendo e sono sicuro che i progressi si vedranno già nella prossima stagione. Nel 2023 invece, come già annunciato le Case avranno modo di sviluppare i loro motori: la Dakar con i suoi nuovi cambi regolamentari ha dimostrato già un’ampia apertura verso le energie alternative. Noi però non facciamo parte degli eventi FIA, potremmo, ma al momento non credo che accadrà. Stiamo bene così alla Extreme E, possiamo apportare i nostri cambiamenti al regolamento liberamente e non penso che passeremo sotto l’egida della Federazione, non al momento”.

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