Una trasferta da sogno ma nello stesso tempo una trasferta sofferta e non facilissima. Lo sapevamo ma in effetti qualche cosa ci ha sorpreso, almeno un pochino. A cominciare dalla pioggia che rende inutili i sette strati di vestiti che ci infiliamo ogni mattina, quando ci svegliamo verso le cinque e ci laviamo nel bagno in comune del nostro edificio che ospita circa una settantina di persone. Siamo stra-coperti, il freddo lo sentiamo lo stesso, è ovvio, ma ci difendiamo bene, anche quando facciamo colazione all'aperto e qualche goccia
d'acqua inevitabilmente cade nella nostra tazza - ognuno si è portato la sua da casa - di thè. Non utilizzare posate di plastica, o di bamboo, fa risparmiare all'ambiente la distruzione di oltre 15000 posate, fra forchette, coltelli e cucchiai e questo ci fa sentire utili. Così come portarci il nostro piatto da csa ci ha fatto salvare ben 12 contenitori di cibo (piatti piani o scodelle) e ancora, con la nostra tazza abbiamo evitato di non sprecare energia per distruggere 12 tazze, in un solo evento sportivo. Utili, nel nostro piccolo. Soprattutto quando ci troviamo di fronte a questi ghiacciai e ancora di più ai fiumi che scorrono a una velocità fotonica, marroni, ma
impetuosi, caricati da centinaia di tonnellate d'acqua che arrivano proprio dal ghiaccio che si sta sciogliendo.
Qualsiasi cosa in questa isola artica è votata alla salvaguardia dell'ambiente perchè la loro quotidianità qui è già abbastanza difficile e vivere a contatto con la popolazione ci regala un'idea di quanto estrema sia la loro vita. "In inverno qui è tutto ghiaccio - ieri mi raccontava un ragazzo - ma è difficile farlo capire agli altri. Il lago Ferguson (su cui ci trovavamo in quel momento a pochi chilometri da Kangerlussuaq) è profondo cento metri circa e in inverno il primo strato, per circa 10 metri si ghiaccia completamente". Ma poi aggiungeva: "In realtà tutto si ghiaccia qui intorno: le strade, il fiordo addirittura con i pezzi di ghiaccio che ci galleggiano sopra. L'unica cosa che non riesce a ghiacciare è il fiume che scorre sotto il ponte di entrata in paese perchè la corrente è talmente impetuosa che non si può ghiacciare". In effetti la corrente, che abbiamo visto il giorno stesso del nostro arrivo è pazzesca, di una violenza esagerata tanto è vero che, ci raccontano, due anni fa la forza dell'acqua ha portato via completamente il ponte, lasciando la città isolata. E' stato ricostruito a tempo record, e anche un pochino più resistente, ma la forza impetuosa nel frattempo è aumentata. L'acqua che non si capisce inizialmente da dove arrivi in effetti scende dal ghiacciaio Russell e riunisce lungo la sua strada un altro bel po' - forse venti - piccoli fiumi e laghetti che a loro volta ricevono acqua dagli altri strati di ghiaccio che compaiono lungo la strada che porta in uno dei punti centrali e più alti del Russell.
In compenso lungo il tragitto dei vari giri che ci portano a scoprire un po' più da vicino questo Paese, incontriamo un sacco di animali: il bue muschiato per esempio, che qui si chiama Muskox e che si riproduce in questa zona tanto è vero che hanno raggiunto le 50 mila unità ed è permesso cacciarli. Oppure i coniglietti bianchi che sono ovunque, l'altro giorno anche all'interno di un piccolo campo di calcio in paese, dove giocavano a rincorrersi. E poi ci sono dei corvi giganti, o ancora renne, che abbiamo visto giorni fa - almeno penso fossero renne perchè dubito che qui ci siano caprioli - e anche una sorta di scoiattoli scuri, oltre alle volpi, scure tendenti al marrone anche loro.
Non ci sono alberi, ma in effetti fino a che non ce lo fanno notare qualche giorno fa non ce n'eravamo resi conto. Per questo quando mi sono imbattuta in un gruppo di pini, abbastanza rigogliosi anche se piccolini, sono rimasta stupita: "Si tratta di un esperimento - ci hanno spiegato - avviato diversi anni fa, forse più di venti. Hanno piantato un centinaio di alberi per vedere se sarebbero sopravvissuti al freddo". E in effetti ci sono riusciti, quello che stupisce sono le loro dimensioni perchè sono davvero piccolini, e di sicuro non dimostrano l'età che hanno. Sono pini esattamente come quelli che noi troviamo nelle nostre località di montagna, lungo le seggiovie, sui pendii, ed è difficile immaginare che qui non resistano, ma la temperatura in effetti in inverno sull'isola scende oltre i -50° e quindi tutto fa fatica.
Ieri per esempio si parlava di agricoltura. Qui in Groenlandia non c'è molto, anzi. Tutto quello che si mangia arriva dalla Danimarca anche se nel sud hanno provato a coltivare un po' di verdura e di frutta. Hanno fatto venire degli specialisti agricoltori e hanno insegnato alla gente del posto a coltivare la terra, all'aperto in certi momenti dell'anno e poi in serra quando comincia a diventare più freddo. E i risultati sono buoni e fanno ben sperare per il futuro anche se il fatto che l'atmosfera si stia riscaldando, permettendo così di coltivare ortaggi, dall'altro lato non è un bene. Lo stesso discorso vale per l'allevamento: resistono pecore e capre, ma le mucche non ce la fanno, per esempio, troppo freddo e soprattutto pochissima erba per loro, da mangiare e quindi - proseguono nelle spiegazioni - bisognerebbe far arrivare il fieno dalla terraferma. Che senso avrebbe? A quel punto la carne di maiale e di manzo e vitello tanto vale farla arrivare dalla Danimarca.
Vita difficile dunque, almeno per noi, che siamo abituati in un certo modo. Ma per loro importare ogni genere di alimento è quasi normale anche se resta pur sempre importante poi lo smaltimento: ecco perchè per esempio la Coca Cola locale o la birra locale sono imbottigliate in bottigliette piccole, e rotondeggianti, che sono più facili da smaltire.
E' interessante confrontarsi con loro, e chiedere anche come sopravvivono le circa 56 mila persone che abitano qui perchè in effetti lavoro sembra essercene pochino. Poche aziende, concentrate soprattutto in tre, massimo quattro città, gli enti del turismo, gli aeroporti, qualche negozio. A proposito di turismo: è una delle principali fonti d'entrata raccontano fieri e così chiedi, con curiosità, che cosa significa, o meglio, quanti turisti riuscite ad avere nell'arco di un anno e quando azzardi una cifra, per esempio un milione, ti guardano con un sorriso a metà, come a chiederti se tu non li stia prendendo in giro e fieramente ti dicono circa 100 mila...e non puoi fare a meno di pensare che la sola città di Roma, da noi in Italia, ne conta più di 15 milioni all'anno.
Chi ci accompagna in questa avventura cura questo canale...eccovi un piccolo assaggio della località in cui ci troviamo in questi giorni: https://youtu.be/PRTiSDcRExg
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