Quarantacinque minuti di chiacchiere, e sinceramente anche molto interessanti. E' il risultato di un webinar esclusivo organizzato da CSM e titolato 'Taking on the Everest of Motorsport' - Sfidando la punta più alta dello sport motoristico. "Discuteremo di cosa serve per costruire una squadra per affrontare la più grande sfida di endurance nel motorsport: il Rally Dakar. Bahrain Raid Xtreme (BRX) ha fatto il suo debutto nell'evento iconico di quest'anno, facendo luce sul motorsport in Arabia Saudita e sulla fame che dimostra questa regione per ospitare importanti eventi sportivi internazionali. Parteciperanno membri chiave del team BRX discutendo di cosa serva per affrontare la Dakar, il futuro del motorsport in Medio Oriente e le successive opportunità per i marchi". Questo il sottotitolo dell'incontro che a tutti gli effetti poteva definirsi una vera conferenza stampa tenutosi oggi alle 13 ora italiana, mezzogiorno per la Gran Bretagna. Quello che ha incuriosito tutti noi che abbiamo deciso di partecipare è stata la tempestività con cui questo webinar ha fatto la sua comparsa, giovedì mattina della scorsa settimana e cioè circa 36 ore dopo l'annuncio della separazione fra Loeb ed Elena. Forse anche per questo all'incontro online hanno partecipato moltissimi giornalisti, molti dei quali, poco astutamente, anzi direi ingenuamente, si aspettavano di conoscere il nome del nuovo copilota di Loeb per la Dakar 2022. Bene, tranquillizzatevi subito, non si è neanche sfiorato l'argomento.
Alla conferenza partecipavano il boss di Prodrive, David Richards, Sonia Callens CEO di Bardahl, Nani Roma e Sebastien Loeb.
Sono saltate fuori molte cose interessanti, come dicevo, perchè David Richards ha analizzato il progetto Prodrive, della BRX Hunter fin dal principio, dal foglio bianco di partenza del progetto. Nani Roma, quinto assoluto alla Dakar 2021, forte della sua esperienza di 25 Dakar - l'unico nel team a poter vantare un così prezioso bagaglio - ha sottolineato la grande passione che ha trovato quando è approdato nel team ma come nello stesso tempo "la forza meccanica e tecnica fosse piuttosto concentrata sulla ricerca della velocità invece di capire che si stava parlando di una gara di endurance, dove ci sono caratteristiche specifiche che contano molto più della velocità". Un errore tattico non nuovo alla Dakar, quasi normale, che avviene spessissimo quando un nuovo team, o una Casa poco esperta di rally raid si affacciano a questa disciplina.
Sincero fino in fondo Sebastien Loeb che ha ripreso il concetto di gara endurance avviato da Roma e lo ha sviscerato in molti suoi aspetti: "Una gara endurance è diversa da tutte le altre gare e il pilota insieme al copilota deve lavorare molto a vista perchè non sa dove deve andare. Bisogna saper leggere i pericoli sul terreno, e intorno, fare il meccanico sulla propria vettura e trovare il giusto equilibrio fra la velocità e la necessità di guidare il mezzo con cura, senza rompere niente". E ha raccontato del suo primo contatto con Richards e la Prodrive per la Dakar 2021: "Onestamente non avevo pensato a loro per il mio rientro sulla Dakar. La squadra inglese non era assolutamente la mia prima opzione ma David Richards mi ha invitato a vedere la vettura e a parlare per scoprire più a fondo il loro progetto. E ha fatto bene perchè ho pensato dopo averlo visto che si trattava di un bel progetto e direi che per essere la prima uscita in una gara come la Dakar il risultato è stato buono". Gli fa eco Nani Roma: "Il mio quinto posto finale quest'anno è un risultato insperato perchè se è vero che partivamo con l'obiettivo di vincere, è vero anche che le cose non sono andate come ci aspettavamo. Il Covid e le sue restrizioni hanno giocato un ruolo pesante sullo sviluppo della vettura e noi abbiamo messo le ruote sulla sabbia solo il 2 novembre, praticamente due mesi prima del via della Dakar in Arabia Saudita. Credo che mai nella storia dei rally raid e della Dakar una squadra abbia ottenuto questo risultato con due soli mesi di test sul terreno".
L'incontro si è concentrato anche, come annunciato, sul futuro del Motorsport, sul valore degli investimenti in questo settore, e sulla direzione da intraprendere per Case costruttrici e marchi importanti, e Richards ha offerto una visione estremamente chiara sull'argomento. "Il motorsport ha perso il suo appel, basti pensare alla Formula 1 che quest'anno si presenta con questo lunghissimo calendario di gare, o al Rally di Montecarlo che una volta aveva il suo posto riservato nell'immaginario collettivo di ogni appassionato. Ma non la Dakar. Mentre gli sport automobilistici si concentrano oggi sulle prestazioni di breve durata, sprint, la Dakar conserva intatto il suo fascino, fatto di avventura, mistero, fatica".
L'incremento dell'audience e del pubblico ha coinvolto la responsabile della Bardahl, Sonia Callens, che ha sottolineato come l'approccio sia rimasto lo stesso ma come gli ingredienti quest'anno, nel team BRX, fossero quelli ideali per avere successo: la Dakar con il suo fascino, la novità del team e i piloti famosi. Facile fare una buona comunicazione con questi presupposti !
"Questo è un momento molto buono per trovare sponsor" - ha sentenziato Richards sorprendendo non poco chi stava ascoltando che sa bene come le collaborazioni e la ricerca di partner sia crollata ai minimi storici in tutto il mondo per colpa della Pandemia che ha piegato e messo in ginocchio l'economia, le aziende, gli sponsor storici. Ma il patron della Prodrive ha un'altra idea e a ben ascoltarlo non è sbagliata: "Sponsorizzare il motorsport non è costato mai così poco - ha detto il famoso manager - perchè oggi è molto più semplice grazie anche all'ausilio dei Social, fare una buona e ampia comunicazione. Non ci sono più i costi astronomici dei diritti televisivi, i budget sono più contenuti - anche se sulla Dakar in effetti esistono - e molti marchi che avevano sempre escluso a priori di investire nello sport automobilistico ora ci stanno ripensando. Costa meno oggi sponsorizzare un team rispetto al passato".
Una buona notizia dunque, per tutti quelli che vorrebbero tornare a correre, per esempio gli amatori, i privati, coloro che tanto sono piaciuti allo stesso Richards: "Questa gara è davvero diversa da tutte le altre discipline; al bivacco incontri persone normali, semplici, amatori che hanno fatto sacrifici per venire a correre, privati che sono felici prima di tutto anche solo per il fatto di far parte di questo grande evento. Non capita praticamente in nessun altra manifestazione sportiva".
Mentre a Nani Roma è stato chiesto di tentare un parallelismo fra Dakar in Africa, poi in Sud America e infine in Arabia Saudita parlando anche della tecnologia e della strumentazione in continua crescita e sviluppo, con Loeb si sono approfonditi gli aspetti chiave di questa competizione e qui è venuta fuori la notizia che tutti aspettavano da giorni. "Da una gara come la Dakar impariamo sempre moltissime cose, nel bene e nel male. Ho scelto quest'anno di prendere una decisione importante, molto importante, e cioè cambiare copilota dopo 23 anni di collaborazione. Ho capito che il team sta facendo del suo meglio per cambiare alcune piccole cose e anche io ho voluto contribuire. Le situazioni sono cambiate in questi ultimi tempi : è cambiato il terreno su cui corriamo, sono cambiate le regole, la consegna del road book alla mattina, la necessità per il copilota di analizzarlo in brevissimo tempo, capire e dare le giuste informazioni...sono tutte novità importanti. La Dakar è molto diversa dai rally WRC che ormai sono diventati dei rally sprint, molto tirati. La comunicazione fra pilota e copilota è molto diversa in queste due discipline: alla Dakar non sai dove stai andando, cosa ti aspetta e cosa troverai. All'interno dell'abitacolo c'è più spazio per parlare, discutere, prendere le decisioni insieme. Il copilota forse è più importante del pilota stesso perchè in questa gara non puoi pensare di andare sempre al 100 per cento. Devi fare attenzione, devi scegliere passaggi e traiettorie e devi anticipare, sempre: è importante anticipare tutti i trabocchetti che potresti trovare davanti a te".
"Alla fine della Dakar abbiano analizzato e sondato ogni minimo particolare" - ha proseguito Richards - senza tralasciare niente: le singole persone, la tecnica, tutto. Certo ci siamo resi conto del grosso problema rappresentato dalle forature e siamo d'accordo sul fatto che le gomme più grandi dei buggy ovviamente costituiscano un vantaggio per quei mezzi. Però abbiamo anche capito come lavorare sulle sospensioni, sulla trasmissione. In luglio ricominceremo i test" e sul nuovo percorso avviato verso le emissioni zero aggiunge: "il biofuel, il sistema ibrido, sono sfide eccitanti. Abbiamo cominciato a esplorare questo mondo e ne siamo affascinati. A livello tecnico questa nuova frontiera è eccitante perchè ci fa tornare indietro nel tempo, è una nuova sfida davvero stimolante". E gli fa eco Nani Roma "Il secondo anno ci porterà a lavorare di più: ora abbiamo un anno di esperienza sulle spalle e con le nuove regole sappiamo che dovremo impegnarci ancora di più. Abbiamo già cominciato e so per certo che saremo più competitivi: il nostro obiettivo nel 2022 sarà quello di salire sul podio e perchè no, non disdegno l'idea di poter vincere".
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